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Politică

Salvini ha definitivamente un problema coi video-selfie di protesta

Dopo gli ultimi casi di Salerno, si può dire: i video-selfie di protesta stanno diventando qualcosa di sistematico.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
troll-salvini
Grab via Twitter.

Ormai ci siamo abituati: Matteo Salvini sta pochissimo al Viminale, e moltissimo in giro per l’Italia. Il Ministro dell’Interno, infatti, è costantemente in tour elettorale—che si tratti di amministrative, regionali o europee; e il suo girovagare serve soprattutto a dare l’impressione che sia un politico che sta in mezzo alla gente, e che è per questo è amatissimo dalla gente.

Peccato che, almeno negli ultimi tempi, questo quadretto idilliaco sia frequentemente sfregiato da contestazioni (come a Perugia, Forlì o Modena) e inganni prospettici (come Torino). E pure da un’altra azione, decisamente meno prevedibile delle altre: le proteste di giovani e giovanissimi a mezzo selfie.

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Tutto è iniziato qualche mese fa, quando un quindicenne di Ozieri si era avvicinato a Salvini e gli aveva detto “più accoglienza, più 49 milioni.” Dopo di lui era arrivato il turno di una ragazza in Sardegna, che aveva definito il ministro una “merda letale.” Ma se questi primi episodi erano spontanei e frutto di improvvisazione, ora sembra diventato un trend.

Il 25 aprile, ad esempio, Salvini si trovava a Caltanissetta per un comizio; al termine, due giovani attiviste siciliane della Rete degli studenti medi e del circolo Arci Out si sono avvicinate per chiedere un selfie, e si sono baciate suscitando la reazione sbigottita del leader leghista.

Una delle due ha poi spiegato a Il Paese Sera che “eravamo al comizio perché antifasciste” e che si è trattato di “un gesto non studiato a tavolino, ci è venuto lì per lì.” Il motivo principale della loro provocazione, continua, è la “non totale apertura mentale di Salvini nei confronti dell’omosessualità e la sua presenza al congresso delle famiglie di Verona.” Salvini non se l’aspettava affatto: “Ha dato una pacca sulla testa alla mia amica, dicendole ‘auguri e figli maschi’.”

Ieri, invece, Salvini era a Salerno per un nuovo comizio elettorale. E in quell’occasione ha ricevuto non una, ma due trollate con i selfie. La prima l’ha fatta un membro dei Giovani Democratici della città, Giancarlo Cirillo, con le solite modalità: si è avvicinato al ministro con lo smartphone in mano, e poi ha chiesto dove fossero finiti i famigerati 49 milioni di euro sottratti dalla Lega allo Stato.

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La risposta, in questo caso, è stata piuttosto stizzita: “Ce li hai tu.” Cirillo ha poi pubblicato la breve clip sul proprio profilo Facebook, scrivendo “caro Ministro, non fuggire alle domande scomode degli Italiani. Se avessi potuto te ne avrei fatte altre, ma va bene così ho scoperto di essere miliardario a mia insaputa.”

La seconda è stata opera di una ragazza, Valentina Sestito. Anche lei si è avvicinata a Salvini fingendo di farsi un selfie, e gli ha chiesto: “Grande Salvini! Non siamo più terroni di merda?” Si sente il leghista dire di “cancellare questo video,” e la ragazza è poi stata allontanata dalle forze dell’ordine—che per qualche attimo le hanno requisito il cellulare, per poi restituirlo.

Una reazione così nervosa e scomposta evidenzia che, per quanto minore ed episodica (seppur sempre meno), questa forma di protesta sta dando parecchio fastidio. Intendiamoci: non è che cambierà le sorti del paese, né farà crollare Salvini nei consensi. Eppure, visto che non si tratta più di episodi così sporadici, ha alcune implicazioni interessanti.

Da un lato sono episodi assolutamente incontrollabili, ed evidenziano alcune debolezze di fondo nella strategia comunicativa di Morisi & soci—su tutte la bulimia mediatica del leader leghista, e la sua sovraesposizione di piazza.

Dall’altro dimostrano che le generazioni più giovani non solo sanno padroneggiare perfettamente le nuove tecnologie, com’è naturale; ma ci mettono un attimo a rovesciare una delle armi propagandistiche più usate da Salvini e dalla “Bestia”—quella di raffigurare il “Capitano” come il rappresentante ideale del 100 percento degli italiani, amato incondizionatamente dal popolo. Ecco: non è proprio così.

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