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Il selfie su Facebook che ha portato a una condanna per omicidio

La foto mostrava una donna che indossava la cintura ritrovata vicino al corpo della vittima.
Immagine via Facebook

Un selfie postato su Facebook è stato usato come prova in un processo per omicidio conclusosi con la condanna a sette anni di carcere per una 21enne del Saskatchewan, nel Canada occidentale.

Cheyenne Rose Antoine, il cui processo si è concluso lunedì, si è dichiarata colpevole di omicidio colposo nell'assassinio della sua migliore amica, la 18enne Brittney Gargol, secondo quanto riportato da CBC News.

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Una prova schiacciante è stata la cintura trovata accanto al corpo di Gargol. La cintura sarebbe anche stata presente in un selfie pubblicato su Facebook, nel quale Antoine la indossava poche ore prima del ritrovamento del cadavere. Gargol era stata strangolata.

Antoine ha ammesso di aver ucciso la sua amica ma ha detto di non ricordarsi come sia successo. La notte dell'omicidio di Gargol, le due avevano passato la serata fuori a bere.

Antoine aveva in precedenza detto ai poliziotti che Gargol era andata a casa con un uomo che aveva incontrato quella sera in un bar. Ma in seguito qualcuno ha fatto sapere alla polizia che Antoine aveva confessato a un amico di aver ucciso Gargol.

Il pubblico ministero Robin Ritter ha parlato in tribunale dell'importanza della connessione stabilita tra la cintura trovata accanto al corpo della vittima e il selfie, dichiarando che era "lodevole il modo in cui la polizia era entrata in possesso di questa informazione."

L'uso di prove raccolte dai social media è sempre più diffuso in ambito penale. In Canada, il 24enne Ager Hasan è sotto processo per l'assassinio della sua ex fidanzata, dopo che avrebbe confessato su Reddit. Hasan avrebbe anche pubblicato delle foto su Instagram durante la latitanza.

Nello screenshot Antoine (che su Facebook usa un altro nome) lascia un commento su un selfie suo e di Gargol. Il selfie è stato postato il giorno in cui Gargol è stata uccisa, il 25 marzo 2015. Immagine via Facebook

Ritter ha detto che Antoine avrebbe tentato di usare Facebook per depistare la polizia dopo aver ucciso l'amica. Avrebbe infatti fatto un post chiedendo dove fosse Gargol a poche ore dalla sua morte.

Le indagini sono durate quasi due anni. All'inizio Antoine era stata accusata di omicidio volontario, poi ridotto a omicidio colposo.

La zia di Gargol, Jennifer Gargol, ha deposto in aula.

"Non riusciamo a smettere di pensare a Brittney, a cosa è successo quella sera, a come deve essersi sentita a lottare per la vita," ha detto. "Hai provato questo mondo di qualcuno che aveva un dono speciale."