FYI.

This story is over 5 years old.

Italia

Dall'inizio dell'anno nel porto di Gioia Tauro sono stati sequestrati 900 chili di cocaina

L'ultimo sequestro risale a oggi, con due carichi dal valore di 70 milioni.
Foto di GJo/Wikimedia Commons

Segui VICE News Italia su Facebook per restare aggiornato

La Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha sequestrato nel porto di Gioia Tauro due carichi provenienti dal Brasile da 344 chili di cocaina purissima, per un valore sul mercato di circa 70 milioni.

Il primo carico da 55 chili è stato trovato in un container che trasportava alluminio diretto in Slovenia. La seconda partita, più ingente, è stata invece rinvenuta in un container pieno di caffè diretto a Trieste. I 289 chili di cocaina erano nascosti all'interno di 11 borsoni.

Pubblicità

La scoperta è stata fatta grazie a controlli documentali incrociati e a perquisizioni su carichi sospetti, eseguite grazie anche a scanner e unità cinofile.

Dall'inizio dell'anno nel porto di Gioia Tauro sono stati sequestrati circa 932 chili di cocaina. L'operazione rientra nel programma intensificato di controlli volti al contrasto del traffico di stupefacenti in uno dei porti per il trasbordo più importanti del Mediterraneo.

Leggi anche: La shaboo è l'ultima droga che sta invadendo l'Italia

La struttura di Gioia Tauro è finita più volte sulle prime pagine dei giornali. Nel 2011 il nome del porto è comparso nelle rivelazioni di Wikileaks: un cablo diplomatico riservato, prodotto dall'ambasciata americana a Roma nel 2009, spiega come le infiltrazioni mafiose nel porto di Gioia Tauro siano ritenute dai funzionari statunitensi un "segreto di Pulcinella."

È "dato per scontato" che il porto sia gestito dalla mafia e le minacce mafiose sono evidenti, tanto che gli ufficiali dell'Agenzia delle Dogane spesso si rifiutano di bloccare dei carichi e preferiscono invece delegare l'operazione agli agenti, armati, della Guardia di Finanza.

Nel 2008, la relazione della Commissione parlamentare Antimafia ha evidenziato quanto la 'ndrangheta "controlli o influenzi gran parte dell'attività economica intorno al porto e utilizza l'impianto come base per il traffico illegale." Il controllo del porto da parte della mafia calabrese, in particolare della 'ndrina Molé-Piromalli, avrebbe alimentato il proliferare di traffici illeciti, dalla droga, alle armi, agli esplosivi.

Pubblicità

Inoltre, non è la prima volta che ingenti quantità di sostanze stupefacenti vengono occultate nei carichi che approdano presso il porto.

Il 10 agosto scorso, la Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha trovato 49 chili di cocaina nascosta tra i totani in un container proveniente dall'Argentina. L'11 novembre invece sempre la Guardia di Finanza ha trovato 25 chili di cocaina purissima, questa volta nascosta in un carico di banane provenienti dall'Ecuador.

A settembre del 2010, ancora, sono state sequestrate sette tonnellate di esplosivo T4, nascosto dentro alcune confezioni di latte in polvere. Stando agli investigatori, il carico sarebbe giunto dall'Iran e - dopo aver fatto scalo in Italia - sarebbe stato portato in Siria.

Secondo gli inquirenti, il carico sarebbe stato parte di un traffico internazionale di esplosivi, e non sarebbe stato destinato al rifornimento dei gruppi criminali italiani.

Leggi anche: La città vecchia di Taranto è diventata un sofisticato supermercato della droga 


Segui VICE News Italia su Twitter e su Facebook Foto di GJo via Wikimedia Commons, rilasciata sotto licenza Creative Commons