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L'assurda bufala che ha trasformato i poliziotti di piazza Indipendenza negli spartani di 300

"Noi dieci contro loro cento": c'era il 245% di possibilità che questa "registrazione integrale" fosse una bufala, ma la stampa di destra e pure un senatore del Partito Democratico ci hanno voluto credere.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Foto di sfondo: un momento dello sgombero a piazza Indipendenza, via Facebook.

Nonostante le promesse, gli scaricabarile istituzionali e le infinite polemiche, a quattro giorni di distanza dallo sgombero violento di piazza Indipendenza decine e decine di persone stanno ancora dormendo per strada a Roma, in attesa di una soluzione dignitosa a questa situazione.

Nel frattempo, praticamente chiunque ha cercato di dare una spiegazione a quanto successo—raggiungendo anche picchi di notevole disinformazione, come la storiella dei bambini usati come "scudi umani" o "strumentalizzati" al corteo del 26 agosto, o la presunta presenza dentro al palazzo di 20 "sospetti jihadisti" (e quindi automaticamente terroristi), o addirittura lo status economico dei rifugiati sgomberati, dei nababbi "più ricchi di tanti italiani" (la riprova: una donna che stringe un iPhone).

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Accanto a queste—chiamiamole così—argomentazioni si è fatta strada anche una specie di "contronarrazione" sull'operato delle forze dell'ordine. Da un lato si è concentrata soprattutto in una rocciosa difesa corporativa portata avanti dai soliti sindacati, con tanto di frasi come "certi benpensanti a senso unico prima di sputare sentenze dovrebbero provare l'ebbrezza di restare per ore bersagliati dal lancio di oggetti."

Dall'altro, invece, è tutta tesa a rimuovere le violenze che si sono viste in piazza—inclusa la frase pronunciata dal funzionario che incitava a "spaccare le braccia" ai manifestanti, e per la quale è stato avviato un procedimento disciplinare. Ho già scritto dei rischi insiti nella narrazione che si è costruita sulla famosa foto della "carezza," ma la realtà è andata decisamente oltre.

All'improvviso, infatti, dai meandri dell'Internet è spuntata una fantomatica "registrazione completa" del vero discorso che fatto dal funzionario (che, per la cronaca, è lo stesso che aveva fatto manganellare gli operai della Thyssen nell'ottobre del 2014) durante le cariche. Il testo della "trascrizione" recita così:

Dottore questi ci stendono, vede quanti sono? Noi siamo solo in dieci e loro hanno bombole di gas e sampietrini. Ragazzi lo dobbiamo fare, ce lo hanno ordinato e non possiamo tirarci indietro. Quando saremo li in mezzo, saremo soli, noi dieci contro loro cento. Il primo obiettivo è portare a casa la nostra pelle e quella del nostro fratello nel casco accanto. Allora se iniziano a lanciare di tutto spezzategli le braccia ma portate la pelle a casa…

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Che in questo "dialogo" qualcosa non torni lo si intuisce all'istante da due circostanze. Anzitutto il tono e la retorica assomigliano a un dialogo di 300 rivistato da un dodicenne fomentato, che scambia il funzionario per Leonida e piazza Indipendenza per le Termopili; in secondo luogo il video che riprende la frase incriminata si riferisce alle cariche di piazza dei Cinquecento (vicino a Termini) avvenute parecchie ore dopo rispetto a quelle di fronte al palazzo sgomberato. A livello temporale non combacia nulla, e di converso le probabilità che sia una bufala si aggirano intorno al 245%.

Puntualmente, ieri mattina la "trascrizione" è stata rilanciata da siti di estrema destra come VoxNews e No al razzismo verso gli italiani, nonché da quotidiani come Il Secolo d'Italia e Il Giornale. Secondo quest'ultimo il documento sarebbe "al vaglio della magistratura [e], se autentico, spiegherebbe molte cose." Dove per "molte cose" si sottointende: la scena non è quella che ci hanno raccontato i "buonisti"; si era nel bel mezzo di una battaglia all'ultimo sangue, e dunque è legittimo che si dicano cose del genere. È una guerra, dopotutto.

Tuttavia, ad amplificare e diffondere la "trascrizione" non sono stati solo i siti di bufale o di destra, ma anche alcuni politici—su tutti il senatore del Partito Democratico Stefano Esposito, che da sempre difende a oltranza le forze dell'ordine. È lui, infatti, a postare il discorso su Twitter invitanto i suoi follower a "farsi l'opinione che vuole leggendo il dialogo completo."

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A chi gli chiedeva conto sull'uso del condizionale, e soprattutto prove sull'esistenza dell'audio, Esposito ha risposto di non aver "materialmente ascoltato registrazione quindi pur ritenendo fonte molto affidabile ho usato il condizionale." La "fonte" in questione, ha continuato, è il "segretario del siulp [ un sindacato di polizia] che non ha mai raccontato balle."

In realtà—come ha ricostruito il debunker David Puente—la famigerata trascrizione (di un audio che non esiste) è apparsa per la prima volta nell'affidabilissimo gruppo chiuso STOP islamizzazione ed invasione dell'Italia, per poi tracimare in gruppi Google, catene di Whatsapp, bacheche di Facebook e infine i media. Insomma: per quanto si tratti di un episodio minore all'interno di una storia più grande, è un perfetto esempio del processo di formazione di una notizia falsa nel 2017.

Via.

Interpellato da NeXt Quotidiano, il segretario del SIULP Piemonte Antonio Ciaramella ha detto di aver fatto girare la "trascrizione," che a sua volta aveva ricevuto dal segretario generale del SIULP Torino Eugenio Bravo. Lo stesso ha confermato di non aver ascoltato la registrazione: "Non possiamo esprimerci perché la frase è stata ricevuta in forma testuale da un casino di gente in chat, tra cui anche noi. Ma non sappiamo da dove arrivi neanche noi." Bravo, riconoscendo che la "trascrizione" potrebbe essere stata inventata (ed è stata inventata), ha infine chiosato: "Il problema è che chi fa girare queste cose è un imbecille."

Alla fine il senatore Esposito—che si era difesa dicendo "fakenews un paio di ciufoli, l'italiano coniuga i verbi mica per caso"—ha "preso atto" del fatto che fosse una bufala, e si è scusato per averla diffusa.

Resta comunque il fatto che un metodo del genere non solo è inaccettabile tout court, ma è stato impiegato con nonchalance dall'esponente di un partito che si descrive come "l'argine al populismo" nonché l'unico farò di verità in un mondo funestato dalla "post-verità" e dalle " fake news."

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