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amministrative 2016

Milano sta per dire definitivamente addio alla sua Rivoluzione Arancione

Qual è lo scenario della sinistra 'a sinistra del PD' nel post-Pisapia, in vista delle elezioni amministrative di giugno.
Foto via Facebook

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I segnali che un'altra rivoluzione arancione non sarebbe stata possibile c'erano già da tempo: di quegli elementi che hanno portato quattro anni fa all'elezione di Giuliano Pisapia, in un clima di entusiasmo e unione, oggi non rimane più niente.

Non c'è quell'avversario che faceva da agglomerante per chiunque stesse dall'altra parte — Letizia Moratti. È tramontata l'epoca d'oro di Berlusconi e della Lega. E soprattutto, questa volta, come candidato c'è un outsider che la sinistra non ha mai sentito suo: Beppe Sala.

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Le primarie di febbraio sono state segnate dalla divisione tra i due candidati della giunta Pisapia - Majorino e Balzani - che si sono spartiti i voti di chi sperava in una riedizione della svolta arancione a Palazzo Marino, consegnando di fatto la maggioranza a Sala.

Da quando il commissario speciale di Expo ha vinto le primarie, infatti, la sfida del candidato sindaco del PD è stata quella di raccogliere consensi in una sinistra che ha sempre fatto fatica ad accettarlo.

Beppe Sala - ex manager di Telecom e amministratore comunale della giunta di Letizia Moratti nel 2009 - si è prodigato fin dall'annuncio della sua candidatura per smacchiarsi del passato non propriamente di sinistra e per convincere l'elettorato di centrosinistra della sua appartenenza alla coalizione.

Si è smarcato dall'appoggio di Renzi e dalle accuse di costituire la continuazione del Partito della Nazione, garantendo la sua indipendenza; si è ripetutamente definito "uomo di sinistra" portando a sostegno di questa tesi diverse prove e promesse; ha ribadito la sua stima per il lavoro di Giuliano Pisapia e assicurato una continuità con la giunta attuale.

Leggi anche: La candidatura di Parisi a Milano è la vittoria definitiva dei manager sulla politica

Nel frattempo, dall'altra parte, ha cercato di schivare gli attacchi di una destra che ha riconosciuto in questa mancanza di appartenenza il suo punto debole e la fragilità del PD milanese. A Parisi, che si definiva più a sinistra di lui, ha risposto in modo deciso la scorsa settimana ribadendo la differenza tra i due - da trovare soprattutto nelle "facce inquietanti" dietro il candidato del centro destra - e ha respinto al mittente gli elogi di quel "furbacchione" di Denis Verdini che rendeva pubblico l'appoggio nei suoi confronti e proponeva di aiutarlo con la partecipazione di una sua lista.

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Tentativi, quelli di Beppe Sala, che non sono di certo fino a qui bastati a convincere gli scettici all'interno del suo partito e porre fine alle discussioni sulla sua identità politica, né tanto meno a fermare il fremito alla sua sinistra.

Per questo, la soluzione che si sta andando a profilare all'interno della coalizione stessa, sembra essere quella - anche se manca la conferma ufficiale, che dovrebbe arrivare questa sera - di una lista arancione guidata da Francesca Balzani.

Il sostegno di Balzani, attuale vicesindaco e seconda classificata alle primarie con il 34 percento dei voti, varrebbe come marchio di sinistra per la giunta di Sala, e si andrebbe a concretizzare in un suo ruolo da protagonista in caso di un eventuale vittoria —forse da vicesindaco, voce che nessuno dei due diretti interessati ha confermato né smentito.

Al ruolo che svolgerà Balzani nella campagna elettorale e poi nell'esecutivo di Sala sembra legato a doppio filo l'appoggio di SEL, fondamentale per il candidato del PD.

Dopo settimane di dubbi che volevano Sinistra Ecologia e Libertà presente alle elezioni con una lista indipendente, la scorsa settimana è stato votato e poi ufficializzato un documento che prevede l'appoggio condizionato alla giunta Sala , definito "saldamente vincolato ai programmi" e, appunto, al ruolo di Francesca Balzani.

Se il ruolo attivo dell'attuale vicesindaco è servito a scongiurare una presa di distanza di SEL, i tentativi fatti finora non sono però bastati ad evitare che gli attori alla sinistra del PD si svincolassero dal suo candidato sindaco e decidessero di correre con una lista a parte.

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Possibile, Altra Europa, la sinistra radicale, i socialisti e i dissidenti di SELhanno reso ufficiale a fine febbraio ciò che si prevedeva da quando il nome di Sala è apparso tra gli sfidanti delle primarie: la partecipazione alle elezioni con una lista, "Milano in Comune," che si prefigge di attirare i voti di chi "non vuole rassegnarsi ad essere governato da manager". Resa quindi ufficiale la separazione dal PD, ciò che si decide in questi giorni e che dovrebbe essere annunciato a breve è il nome del candidato.

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Archiviato quello di Pippo Civati, che ha risposto con un 'no grazie' all'endorsement di Fassina e Cofferati, nei giorni scorsi si sono fatte diverse ipotesi. Tra queste, quella di Gherardo Colombo, l'ex pm di mani pulite che non ha però accettato l'offerta — che considererebbe solo qualora Balzani rinunci alla sua lista arancione.

Negli scorsi giorni, sono apparsi poi i nomi di Beltrami Gondola, Felice Bisostri, e quello - il più accreditato in caso Colombo non riveda la sua posizione - di Curzio Maltese. L'ex giornalista di Repubblica, e attualmente europarlamentare con la lista Altra Europa per Tsipras, ha già reso nota la sua disponibilità, e sembra vicino a una conferma.

Dati i primi e i più recenti sondaggi sulle comunali milanesi che vedono Sala a pochissimi punti di vantaggio da Parisi, più che il nome, ciò che si potrebbe rivelare fondamentale è il ruolo di questa lista al ballottaggio — che per adesso Rifondazione Comunista ha dichiarato chiusa a un qualsiasi dialogo anche qualora si profili questa prospettiva.

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Al di là di quale sarà il nome, basta un minimo di realismo per affermare, a differenza di quanto dichiarato dal segretario milanese di Rifondazione Comunista, che questa sinistra a sinistra del PD sembra avere pochissime possibilità di vincere. Potrà puntare, invece, a togliere voti al governo, riproponendo quel dilemma atavico nell'elettorato di sinistra, che si potrà ritrovare ancora una volta a dover scegliere tra voto utile e voto ideologico — ed è proprio a questo punto che forse entreranno in gioco quelle "facce inquietanti", e genericamente "invotabili" a sinistra, a cui faceva riferimento Sala.

Per il resto, nella confusione che domina la sinistra milanese, riesce a sopravvivere una costante: più che aver perso la sua identità con un candidato poco rappresentativo, sembra averla ritrovata in tutto ciò che ci gravita intorno — tra litigi, divisioni, candidati da cui si dissociarsi, e la difficile impresa di riaprire partite già vinte.


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Foto tratta dalla pagina Facebook Primarie Milano 2016