FYI.

This story is over 5 years old.

gli attentati di parigi

La potenza militare francese non è sufficiente per spazzare via lo Stato Islamico

Il potente esercito francese può seriamente danneggiare IS, anche in modo spettacolare. Ma la vittoria in una guerra sul campo contro una brutale insurrezione è tutta un'altra storia.
Photo via Wikimedia Commons

Segui VICE News Italia su Facebook per restare aggiornato

All'indomani degli attacchi di venerdì a Parigi, il presidente francese Francois Hollande ha annunciato che la Francia è "in guerra" con lo Stato Islamico, e che si adopererà per la sua distruzione. Ma la prima battaglia che la Francia dovrà affrontare sarà con il suo stesso obiettivo e la sua realizzazione pratica.

Storicamente, la Francia tiene molto alla sua indipendenza e alla sua sovranità, e rimane uno dei paesi europei più militarizzati. Quando l'allora Presidente Charles de Gaulle fece uscire il paese dalla NATO nel 1966, a seguito di una disputa sul controllo dell'arsenale nucleare francese, la Francia è l'unico paese al mondo oltre agli Stati Uniti ad avere una portaerei nucleare funzionante, la Charles de Gaulle. La Francia si è anche assunta la responsabilità di mantenere la una leadership europea per i lanci spaziali, perché ritiene che l'accesso allo spazio sia fondamentale per mantenere la sovranità nazionale.

Pubblicità

Quest'enfasi nazionale sulla sovranità significa che da un punto di vista politico la Francia non ha altra scelta se non quella di reagire in maniera molto decisa e molto visibile. Un politico francese è praticamente obbligato a farlo, vista l'entità degli attacchi di venerdì. I commenti di Hollande sulla distruzione di IS e sull'essere "spietati" sono esattamente quello che ci si aspetterebbe come risposta ad attentati di questa portata.

La Francia ha una potenza militare considerevole e potente, con equipaggiamenti molto moderni e altamente tecnologici, e un arsenale nucleare di tutto rispetto. Soprattutto, è (nuovamente) un membro della NATO, una delle alleanze militari più grandi e di maggiore successo nella storia recente.

Tuttavia, le intenzioni si scontreranno frontalmente con la realtà della guerra e delle spese a essa collegate. Le guerre al terrorismo sono tradizionalmente molto impegnative—spesso più delle guerre convenzionali con due fronti contrapposti.

Secondo i dati del 2015 del Ministero della Difesa, le forze francesi nel 2014 erano costituite da 111.628 uomini, con l'aggiunta di 15.453 riservisti. Tolta la Brigata dei Pompieri di Parigi (che fa parte dell'esercito), se dovesse richiamare le forze militari dislocate in tutto il mondo Hollande avrebbe a disposizione all'incirca 120.000 soldati.

Il primo problema di Hollande è la differenza strategica tra battaglie brevi e guerre più lunghe ed estremamente feroci.

Pubblicità

Nel caso di un'emergenza nazionale, tutti i soldati possono essere mandati al fronte. Quando invece si parla di una guerra tradizionale più lunga, in cui le truppe devono essere dispiegate a rotazione, solo un terzo dei soldati può combattere allo stesso tempo. Mentre un terzo dei soldati combatte, un altro terzo ritorna a casa dove si ristora e viene ri-equipaggiato, mentre l'ultima squadra si addestra e si prepara alla battaglia. Questa è una stima, e i numeri reali possono variare leggermente. Ciò significa che con 120.000 soldati totali, la Francia potrebbe dispiegare circa 40.000 persone per una battaglia prolungata.

Leggi anche: Abbiamo parlato con gli attivisti di Raqqa che stanno raccontando via Twitter i bombardamenti francesi

Ma quante persone servirebbero davvero? Nel caso di una normale battaglia con due fronti distinti, una guerra di tipo convenzionale, 40.000 soldati in attacco possono affrontare un terzo del proprio numero (cioè circa 13.500 uomini) dal lato difensivo.

Questo è un numero leggermente più alto dei circa 10.000 combattenti che al momento possono essere schierati da IS. Senza entrate nei dettagli dei pro e dei contro, i soldati di IS sono una fanteria leggera credibile, ma non sono aggiornati per quel che riguarda le manovre complesse e le operazioni con armi combinate. Così, a parità di tutti gli altri fattori, l'esercito francese dovrebbe essere in grado di sconfiggere IS in qualsiasi tipologia di guerra convenzionale.

Pubblicità

Il problema è che IS non combatte sempre in questo modo—anzi, generalmente combatte come se stesse conducendo un'insurrezione. Il modo più diffuso di calcolare le truppe necessarie per combattere un'insurrezione è di tot soldati per 1.000 abitanti del posto.

In battaglie brutali come la guerra d'indipendenza in Algeria che la Francia ha combattuto (e perso) negli anni Cinquanta e Sessanta, i francesi avevano bisogno di 46,3 soldati ogni mille abitanti. Il rapporto più basso per un'insurrezione di una certa portata dopo la seconda guerra mondiale è di 2,6 soldati per 1.000 abitanti.

La popolazione siriana prima della guerra era di 22 milioni di persone. Ora, dopo i morti e i profughi, il numero si avvicina ai 16 milioni. Prendendo lo scenario più favorevole, la Francia avrebbe truppe appena sufficienti per combattere un'insurrezione a livello nazionale: dovrebbero garantire la presenza costante di 43.160 soldati per mantenere il controllo della Siria. Ma a guardare invece lo scenario peggiore, quel numero diventerebbe 768.580—più dell' esercito americano e quello francese messi insieme.

In sostanza, se dovesse combattere da sola, la Francia avrebbe buone possibilità di conquistare Raqqa, la capitale di fatto di IS, ma avrebbe difficoltà a mantenerne il controllo contro le forze determinate di IS.

Questo ci riporta al tema della coalizioni. Ci sono due realtà per quel che riguarda le coalizioni militari in occidente al giorno d'oggi. La prima è che, andando avanti, gli Stati Uniti andranno in guerra (quasi certamente) con una coalizione—la legittimazione politica delle operazioni multilaterali è troppo importante perché i politici americani possano rinunciarvi, se escludiamo i casi peggiori.

Pubblicità

La seconda realtà è che nessuna potenza occidentale combatterebbe una guerra senza il sostegno degli Stati Uniti, perché con il livello attuale di spese militari non avrebbero la potenza di fuoco necessaria per combattere e vincere grandi guerre senza gli USA. Essenzialmente, gli Stati Uniti forniscono i "muscoli" mentre il resto del mondo garantisce la legittimazione delle azioni militari.

Ma il presidente Barack Obama non ha alcun incentivo per intervenire in Siria, e vedrebbe come un fallimento politico l'uso di forze americane per operazioni di guerra. Se gli Stati Uniti non vogliono andare, allora non lo farà neanche la Francia.

Essenzialmente il problema a cui stanno andando incontro i francesi è che con gli attuali livelli di spesa militare devono ottenere il permesso degli Stati Uniti per distruggere veramente IS. Cosa che, ritornando alla sovranità nazionale già menzionata sopra, non andrebbe a genio ai francesi. Quindi Hollande dovrà predisporre un attacco risoluto e di grande visibilità, che non sia l'invasione del "califfato" e l'eliminazione del suo cosiddetto governo.

È qui che entrano in gioco i raid aerei. La Marina francese ha già inviato la sua portaerei nucleare al largo del Golfo Persico per unirsi alle operazioni via aria; la stampa ha parlato dei raid aerei con grande vigore, raccontando dell'offensiva francese nel corso del fine settimana. In verità, si è trattato di dieci aerei che hanno sganciato 20 bombe su vari obiettivi IS: non è molto. Nel mese di ottobre, le forze della coalizione hanno "rilasciato" in media 86 bombe al giorno.

Pubblicità

In questo scenario, la Francia deve (e sicuramente lo farà) aumentare la sua partecipazione per respingere l'idea che sia troppo debole per proteggere i propri cittadini o per vendicarli. Questo significa che la Francia manderà più aerei per colpire più obiettivi, ma alla fine non farà molto di più.

Anche con una migliore intelligence e una più efficace individuazione degli obiettivi, c'è un limite all'efficacia dei bombardamenti aerei. Dopo la caduta di Mosul e il coinvolgimento della coalizione guidata dagli USA nei raid aerei degli ultimi mesi, i comandanti di IS hanno imparato che non devono fornire degli obiettivi facili a forze aeree ostili e molto ben equipaggiate.

Una cosa che potrebbe fare Hollande è qualcosa di simile al recente annuncio di Obama, secondo cui gli Stati Uniti invieranno le forze speciali direttamente sul campo in Siria. L'uso delle forze speciali, che lavorano insieme ai locali supportati da forze aeree altamente tecnologiche, può funzionare—come si è visto con la cacciata dei talebani dall'Afghanistan nel 2001. Ma espellere qualcuno dal proprio territorio non equivale a tenerlo fuori, come dimostrato dalle battaglie in corso con i talebani afghani.

Quindi le forze locali sul campo potrebbero essere rinforzate dalle truppe francesi per ottenere la capacità militare necessaria? È quello che sta accadendo con le operazioni dei curdi nel nord dell'Iraq e in Siria. Ma i curdi non hanno mostrato alcun interesse nella liberazione dei popoli vicini con cui hanno avuto degli scontri, e molto probabilmente non sosterrebbero una campagna per eliminare IS. Inoltre, troppo sostegno dato alla fazione curda sbagliata potrebbe mettere la Francia in disaccordo con un alleato della NATO di cui ha sicuramente bisogno: la Turchia, il nemico storico dei curdi.

Pubblicità

Leggi: Perché lo Stato Islamico ha attaccato Parigi, e cosa potrebbe succedere adesso

Molte persone stanno combattendo in Siria, oltre ai curdi. Tuttavia, se i francesi dovessero allearsi con qualcuno che non sostiene esplicitamente il Presidente Bashar al-Assad e il suo alleato, la Russia, i raid aerei russi potrebbero colpire i soldati francesi, causando un disastro politico e diplomatico. L'altra faccia della medaglia è un'alleanza della Francia con la Russia e l'Iran se gli Stati Uniti decidessero di non partecipare. Ma il prezzo politico derivante dall'allontanamento pubblico dagli Stati Uniti per unirsi a un avversario dichiarato della NATO e combattere al fianco degli iraniani sarebbe davvero troppo alto.

Se la Francia dovesse lavorare con le forze irachene, significherebbe comunque combattere al fianco degli iraniani: altra strada non percorribile. Per quanto riguarda altre opzioni in Iraq, non ce ne sono molte, dato che le milizie sunnite irachene su cui hanno fatto affidamento gli Stati Uniti sono state lente a materializzarsi e probabilmente non aiuterebbero ad entrare in Siria.

La Francia potrebbe aspettare la formazione di una grande coalizione multinazionale araba a cui unirsi, ma è difficile capire come potrebbero esercitare la necessaria influenza diplomatica.

Quindi, cosa rimane? Inviare armi e munizioni? Sarebbe un'operazione di basso profilo e di poca importanza, e comporterebbe comunque dei rischi. Alcune delle armi più sofisticate cadrebbero certamente nelle mani sbagliate, con il rischio che, ad esempio, un missile terra-aria francese venga usato per compiere un altro attentato terroristico.

Pubblicità

E se gran parte della reazione francese si giocasse nell'arena dell'intelligence? Se la Francia riuscisse a scovare alcuni dei cattivi o sventare degli attacchi pubblici, otterrebbe una vittoria mediatica significativa.

Se Hollande decidesse di perseguire uno sforzo di intelligence molto aggressivo (cosa che probabilmente farà), insieme a un aumento delle forze speciali sul campo in Siria, e con alcuni raid aerei 'fotogenici', probabilmente farebbe tutto quello che ci si aspetta in un caso del genere.

C'è la possibilità che il governo di Hollande opti invece per qualcosa che estenda la visibilità di queste misure. Ad esempio, potrebbe aggiungere degli attacchi con missili da crociera a lunga gittata, o forse un importante raid aereo su Raqqa o altri centri nevralgici di IS. Tuttavia la realtà è che, mentre una dimostrazione di forza molto visibile potrebbe danneggiare IS, e farlo bene, Parigi non ha abbastanza soldati per eliminare del tutto lo Stato Islamico.

Leggi anche: Ora gli stati europei rischiano di diventare 'democrazie militari'?


Segui VICE News Italia su Twitter e su FacebookSegui Ryan Faith su Twitter: @Operation_Ryan

Foto via Wikimedia Commons