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Gli 'ndranghetisti costringevano le aziende agricole ad assumerli come falsi braccianti

Un membro di rilievo delle cosche di Lamezia avrebbe imposto a imprenditori agricoli di assumere lui, sua moglie e sua cognata per beneficiare delle indennità dell'INPS.
Foto di Revol Web/Flickr

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Clan di 'ndrangheta imponevano ad aziende agricole calabresi di assumere loro affiliati e familiari come braccianti, per frodare l'INPS e ottenere indennità di disoccupazione, maternità e malattia.

In questi giorni la Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha notificato quattro avvisi di garanzia nei confronti di due esponenti dei clan di 'ndrangheta locali.

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Da quanto emerso nell'indagine, un membro di rilievo di una delle cosche più influenti di Lamezia avrebbe imposto a vari imprenditori locali - attraverso intimidazioni di tipo mafioso - la sua assunzione, quella di sua moglie e quella di sua cognata, per poter beneficiare di pensione e indennità varie ai danni dell'INPS.

I soggetti indagati dalla procura della Repubblica di Catanzaro sono accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, e truffa aggravata ai danni di INPS e imprenditori agricoli. Stando agli inquirenti, la frode nei confronti dell'istituto di previdenza ammonterebbe a oltre 100mila euro.

Secondo quanto riportato dal comando provinciale di Catanzaro della Guardia di Finanza, comportamenti illeciti di questo tipo sarebbero ormai quasi una consuetudine, attuata peraltro in modo 'trasversale'.

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Stando a quanto accertato dalle Fiamme Gialle, infatti, anche un altro esponente della cosca 'avversaria', attraverso l'analogo modus operandi, avrebbe imposto la sua assunzione ad un altro imprenditore agricolo, per poter beneficiare di pensioni e indennità previdenziali senza espletare neppure un giorno di lavoro.

I precedenti di questo tipo, nella cronaca giudiziaria calabrese, continuano tuttavia a susseguirsi da anni.

Nel febbraio del 2014, il boss della cosca di Sinopoli (Reggio Calabria) Giuseppe Alvraro era stato arrestato dai carabinieri per aver costituito un'azienda agricola fittizia - peraltro mentre era ai domiciliari - per assumere falsi braccianti agricoli e percepire erogazioni previdenziali dall'INPS in modo fraudolento — per un danno di 250mila euro, serviti per finanziare contributi previdenziali nei confronti di 49 finti braccianti agricoli.

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Nel 2007, una maxi operazione dei carabinieri ha scoperto un'attività illecita - messa in piedi da persone collegate alla cosca Forastefano di Cassano allo Ionio (Cosenza) - che prevedeva, secondo i carabinieri, la riscossione di indennità INPS per falsi lavoratori fino a un valore pari a sei milioni di euro.

Nel marzo scorso, sempre sullo Ionio cosentino, è stata scoperta una truffa di circa 450mila euro posta in essere da una società cooperativa agricola della sibaritide. Nella fattispecie, l'amministratore era stato accusato di falsificare e alterare i contratti di prestazione per giustificare i lavori ed emettere fatture per prestazioni inesistenti.

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Foto di Revol Web via Flickr rilasciata su licenza Creative Commons