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Dall'inizio del 2016 ci sono stati 57 omicidi al giorno in Messico

Una nuova ondata di violenza tra i cartelli della droga ha fatto salire il tasso di omicidi del Messico del 15 per cento.
Foto di Hugo Ortuño/EPA

In Messico il tasso di omicidi sta peggiorando in modo significativo, dopo anni in cui le uccisioni erano diminuite.

Le statistiche pubblicate settimana scorsa rivelano che nella prima metà di quest'anno il numero di omicidi è stato il 15 per cento più elevato del dato registrato nello stesso periodo del 2015.

Le 10.301 morti avvenute tra gennaio e giugno - una media di 57 al giorno - restano comunque al di sotto del record fatto segnare nel 2011.

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Tuttavia, il trend negativo indica che gli sforzi messi in campo dal governo per placare i conflitti non abbiano ancora portato frutti.

"L'andamento è preoccupante," dice Alejandro Hope, analista messicano. "Ci stiamo avvicinando ai livelli degli ultimi mesi del governo di Calderón."

Una decina di anni fa, infatti, le narcoguerre si erano intensificate in risposta al lancio di un giro di vite voluto proprio dall'ex presidente Felipe Calderón.

Salito al potere nel 2012, il nuovo presidente Enrique Peña Nieto ha più volte sfruttato il calo degli omicidi per supportare la tesi che il suo governo stia togliendo il potere dalle mani dei cartelli.

I funzionari governativi hanno continuato a farlo anche quando, l'anno scorso, la riduzione degli omicidi si è stabilizzata.

Durante i primi anni del governo di Peña buona parte del calo delle uccisioni era dovuto al miglioramento del clima a Ciudad Juárez, dove in precedenza si contavano in media otto omicidi al giorno.

In realtà il trend positivo era iniziato prima che il presidente Peña assumesse l'incarico. Per la gente del posto, infatti, la riduzione degli omicidi è da imputarsi più alla vittoria di uno dei cartelli che al successo della strategia di sicurezza.

La recente inversione di tendenza indica che, mentre la situazione a Juárez è tranquilla, le cose sono peggiorate nel resto del paese.

Hope sostiene che l'avvio di questa nuova fase sia dovuto alle "terribili lotte" tra i cartelli e "all'aumento degli episodi di violenza" tra le gang più piccole.

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In particolare, i due stati con il maggior numero di omicidi, Guerrero e lo Stato del Messico, sono colpiti da una feroce guerra per il controllo del territorio portata avanti da diverse gang.

La città di confine di Tamaulipas si trova nel mezzo di una lotta intestina tra due fazioni del cartello Zetas. I Vieja Escuela Z (gli Zetas Vecchia Scuola) sono in guerra con il Cartel del Noroeste (il Cartello del Nordest), guidato da un giovane parente di Miguel Treviño, ex leader degli Zetas, oggi in carcere.

Inoltre, Hope attribuisce l'aumento degli omicidi al fatto che alcuni cartelli "hanno percepito la debolezza di Sinaloa" all'indomani del nuovo arresto del suo famosissimo leader, Joaquín "El Chapo" Guzmán.

Tra gli altri gruppi criminali che stanno provando a ritagliarsi un ruolo di primo piano a Sinaloa ci sono i Jalisco New Generation, un gruppo guidato da Rafael Caro Quintero, un gangster appena uscito dal carcere.

Questi conflitti possono spiegare la crescita del tasso di omicidi in stati come Colima, Chihuahua, Northern Baja California, Guanajuato e Sinaloa.


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