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Per farmi spiegare come operino concretamente ho contattato Yair, nome di battaglia del responsabile francese del Betar, che commenta l'annuncio di queste impressionanti misure di sicurezza come "la prova del fallimento dello Stato francese." Prima o poi, continua Yair, "bisognerà prendere atto che è dalla Seconda Guerra Mondiale che non c'era stato bisogno di mandare l'esercito per difendere gli ebrei. Ecco perché esistiamo: ci difendiamo, combattiamo i nazislamisti. Agiamo nell'ombra, dove le forze dell'ordine non arrivano, ma rifiuto l'etichetta di estremisti o razzisti: colpiamo in base al torto subito. Considerateci come dei pacifisti che reagiscono."A partire dalla seconda Intifada, il Betar si è dedicato con rinnovata forza a difendere il "popolo eletto" a forza di slogan e manganello, incitandolo a uscire dal "vittimismo comunitario." "L'Ebreo impaurito non esiste più, ora l'Ebreo reagisce," mi dice Yair. "Fra le persone che partecipano ai nostri corsi di autodifesa c'è persino una madre di famiglia di 47 anni." Sul loro account Twitter, fra l'invito a non fare l'albero di Natale e non festeggiare il Capodanno (non consoni ai veri credenti), compaiono anche retweet dei loro alleati della LDJ: "La prossima volta che un ebreo abbasserà gli occhi, sarà per guardare un antisemita soffrire ai suoi piedi."
La prochaine fois qu'un Juif baisse la tête, ce sera pour contempler un antisémite souffrir à ses pieds. — LDJ Paris ✏ (@LDJ_France)January 3, 2015
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