Sono sempre stato un ragazzo piuttosto vivace: mai troppo affascinato dalla scuola, ma mai così audace da lasciarla; erano gli anni ’90.Alla fine impari a distinguere chi appartiene a un ecosistema camorrista e chi no. I primi non hanno bisogno di “urlare” la loro presenza. Contano sul fatto di essere riconoscibili. E per questo motivo, molto di rado si lasceranno andare ad atteggiamenti gratuitamente aggressivi.
Abitando a Napoli, la mia vita professionale si è spesso svolta in quella zona che parte dalla periferia Nord della città e si estende fino alla provincia di Caserta. Una vasta area in cui locali come le discoteche proliferano, anche se parlare solo di queste ultime sarebbe limitante. Ci sono decine di contesti differenti che necessitano di barman disposti a servire centinaia e centinaia di persone nella stessa sera, come concerti, feste di piazza, catering. Ecco: questi contesti, che uniti alle più tradizionali discoteche si definiscono nell’ambiente come “altovendenti”, sono per molti il punto di ingresso nel mondo del bar.Posso cominciare da quel cliente che, convinto che io non rispettassi il giusto ordine di chi stava in fila, ha richiamato la mia attenzione puntandomi una pistola: “Penso che ora sia il turno mio”
È impossibile pensare di poter togliere, dalla propria lista professionale, un certo tipo di posti che hanno fama di essere “malfrequentati”. Perché la scelta delle serate a cui partecipare, da parte di questi clienti, non viene quasi mai effettuata solo in base al locale.
Ci sono una serie di fattori da considerare, tra cui: popolarità del luogo, possibilità di mettersi in vista, connivenza con gli organizzatori e tante altre piccole cose. In due parole: se un locale ha successo, è impossibile non incontrare un certo tipo di persone, ovunque esso si trovi. L’importante, per loro, è mettersi in mostra. Affermare il proprio ruolo sociale senza aver nemmeno bisogno di ricorrere alla violenza gratuita.Capitava, talvolta, di assistere a delle vere e proprie “disfide” fra due tavoli a chi ordinava lo Champagne più costoso. Se il primo tavolo ordinava dieci bottiglie, l’altro era pronto a rilanciare con altre dieci e così via. Un giochetto che, per questa gente, si trasforma quasi sempre in spese folli, anche decine di migliaia di Euro a serata.Non crediate, però, che questi siano gli unici clienti difficili da gestire. Ce ne sono molti altri che meriterebbero quanto meno una menzione. Il più complicato in assoluto è quello fuori contesto, colui che – potremmo dire – non conosce le regole del gioco. In due parole: quello lì che va a ballare una, massimo due volte l’anno, e non conosce il sottobosco di regole non scritte che compone il mondo delle discoteche, come il complicato rapporto tra clienti e buttafuori.Capitava, talvolta, di assistere a delle vere e proprie “disfide” fra due tavoli a chi ordinava lo Champagne più costoso. Se il primo tavolo ordinava dieci bottiglie, l’altro era pronto a rilanciare con altre dieci e così via.
Il fattore sicurezza, in questi ambienti, è una criticità. Come tale, ci sono persone che sono in grado di gestirla, altri che la gestiscono meno bene. Spesso questo “meno bene” si accompagna a uno spropositato uso di violenza – stavolta sì! – a danno del cliente. Per quello che vedo oggi, da spettatore, le squadre di sicurezza brave, organizzate e affidabili ci sono e gestiscono bene eventi anche dalla portata molto ampia. Restano ancora delle sacche di picchiatori incalliti che quando gli viene segnalato un cliente dai puntatori laser dei colleghi, prima pestano e poi chiedono perché. Personalmente spero vivamente che questo fenomeno si estingua quanto prima, anche se sono scettico.A questo punto, immagino, vi starete domandando: e se il cliente è uno di quelli di cui abbiamo parlato prima? L’approccio dei ragazzi della sicurezza rispetto alla criminalità organizzata è molto diverso.In generale, negli anni in cui ho lavorato in questi contesti, di violenza ne ho vista tanta. Veramente tanta. Anche se il bancone ce ne ha sempre, più o meno, tenuti fuori, limitandoci al ruolo di spettatori.
Si passano la comunicazione tramite radio di eventuali avventori da prendere con le molle, e spesso i PR della struttura li informano prima di eventuali prenotazioni di tavoli, con cui trattare con specifiche attenzioni. Certo, l’errore può sempre essere dietro l’angolo: durante i miei anni di onorata carriera mi è capitato di vedere più di un addetto alla sicurezza avere la peggio, o doversi nascondere in ogni anfratto del locale pur di sfuggire a soggetti, a volte anche armati, che non erano portatori di buone intenzioni.Vi basterà andare a dare un’occhiata ai cestini in cui i ragazzi della sicurezza buttano gli oggetti sequestrati durante i controlli agli ingressi, per contare il numero di lame che vengono trovate addosso ai clienti ogni sera.