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Gli attacchi di Parigi renderanno la vita ancora più difficile ai rifugiati siriani

Il ritrovamento di un passaporto siriano accanto al corpo di un altro dei presunti attentatori ha messo in moto - in tempo zero - la macchina della speculazione, con i politici in prima fila.
Foto di Philippe Wojazer/Reuters

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Sono passate poco più di 24 ore dagli attacchi che hanno colpito Parigi nella notte di venerdì, uccidendo 129 persone.

La ricerca del grande colpevole, però, è già cominciata: sotto accuse incrociate è finita l'Europa, insieme alle sue policy sull'immigrazione e sull'apertura delle frontiere.

Nel corso del 2015, i paesi europei hanno ricevuto più di 700.000 richieste di asilo da rifugiati in fuga da guerre, dittature, persecuzioni e provenienti da Siria, Iraq, Afghanistan e non solo.

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Al momento, le identità degli attentatori responsabili degli attacchi di Parigi restano sconosciute—ad eccezione di un francese, identificato con l'ausilio delle impronte digitali e già noto alla polizia transalpina per le sue posizioni radicali e i suoi precedenti estremisti.

Tuttavia, il ritrovamento di un passaporto siriano accanto al corpo di un altro dei presunti attentatori, ha messo in moto - in tempo zero - la macchina della speculazione. A maggior ragione perché, secondo quanto riportato dal Ministero greco per la Protezione Civile, quel passaporto sarebbe appartenuto a una persona transitata il 3 ottobre scorso dall'isola ellenica di Leros: uno delle migliaia di migranti siriani accolti come rifugiati nel corso degli ultimi mesi.

Certo, il ritrovamento del passaporto non dimostra automaticamente la nazionalità siriana di uno - o più d'uno - degli attentatori. Il documento potrebbe essere stato rubato, contraffatto, oppure non essere appartenuto ai terroristi deceduti negli attacchi.

Leggi anche: Cosa sappiamo finora sugli attentati di Parigi, per punti

Nonostante questo, e nonostante gli ulteriori elementi comunicati dalla polizia con il succedersi delle ore - la nazionalità francese di un altro attentatori, gli arresti in Belgio, l'uomo fermato in Germania - le voci e le speculazioni sulla nazionalità degli attentatori ha immediatamente sollevato un sentimento islamofobico e anti-immigrazione, in Italia ma anche nel resto d'Europa.

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In un discorso tenuto sabato, la leader del Front National Marine Le Pen ha chiesto il rafforzamento dei controlli alle frontiere e una controffensiva sulle "moschee radicali": "è indispensabile che la Francia riacquisti un controllo permanente sui suoi confini," ha detto.

Il Ministero polacco per gli Affari Europei, Konrad Szymanski, ha rincarato la dose, affidando ad un comunicato pubblicato su un giornale di destra la volontà del suo governo di sottrarsi ai vincoli di accoglienza per i migranti decisi insieme all'Unione Europea. "In seguito ai tragici avvenimenti di Parigi, non vediamo più la possibilità politica di rispettare" i patti, ha scritto.

Leggi anche: Perché lo Stato Islamico ha attaccato Parigi — e cosa potrebbe succedere adesso

La Cancelliera tedesca Angela Merkel, sostenitrice convinta della politica delle frontiere aperte in Europa - accettare i rifugiati, aveva detto, "è la cosa giusta da fare" - è stata fortemente criticata dagli oppositori in Germania.

Il Ministro delle Finanze della Baviera, Markus Soder, è stato molto rapido nel collegare gli attacchi di Parigi con l'affluenza di rifugiati da zone di guerra, chiedendo un restringimento immediato delle frontiere: "Non è possibile che non sappiamo chi stia entrando in Germania," ha detto al Welt am Sonntag. "Questa situazione deve finire, in un modo o nell'altro".

Anche oltreoceano, la discussione politica si è divisa profondamente: in Canada, il governo ha confermato la propria volontà di accettare 25.000 rifugiati siriani, nonostante le critiche dell'opposizione.

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A settembre, Barack Obama aveva annunciato di voler accogliere circa 10.000 rifugiati provenienti dalla Siria. Ora il suo progetto è sotto attacco. I politici repubblicani Ted Cruz, Ben Carson, Mick Huckabee e Rick Santorum hanno tutti chiesto al governo degli Stati Uniti di procedere verso una chiusura immediata delle frontiere a tutti i rifugiati provenienti dalla Siria.

"C'è gente che ha sete di sangue innocente," ha detto Carson, che è anche candidato alle primarie del suo partito in vista delle elezioni 2016, riferendosi ai siriani. "Se fossi uno dei leader del movimento jihadista e non riuscissi ad infiltrare qualche terrorista tra quelle persone, lo considererei un fallimento."

Anche Donald Trump, in un discorso tenuto durante la campagna elettorale in Texas, ha parlato di immigrazione, Siria e degli attacchi di Parigi.

In Texas, Donald Trump says the attacks in Paris prove why the U.S. shouldn't allow Syrian refugees into the country.

— Jenna Johnson (@wpjenna)November 14, 2015

Allo stesso tempo, però, musulmani da tutto il mondo hanno condannato gli attacchi, e moltissime persone hanno chiesto uno sforzo di moderazione ed empatia per i mesi a venire.

my Muslim friend: 'ISIS are to Islam what the KKK is to Christianity.' remember that before you generalise a whole religion

— molly (@winbutlers)November 13, 2015

In the past 36 hours:— Ali H. Soufan (@Ali_H_Soufan)November 14, 2015

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To people blaming refugees for attacks in Paris tonight. Do you not realise these are the people the refugees are trying to run away from..?

— Dan Holloway (@RFCdan)November 13, 2015

L'11 e 12 novembre a La Valletta, Malta, si è tenuto il Summit sull'immigrazione, il primo incontro di dialogo tra capi di Stato di Africa ed Europa per gestire il fenomeno dell'immigrazione, che ha riunito 63 capi di Stato senza tuttavia portare i risultati attesi.

Leggi anche: L'attentato più sanguinoso in Francia dal dopoguerra


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