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Come la 'ndrangheta sta cercando di prendersi questo comune del milanese

La Lombardia è la regione italiana con la più alta incidenza 'ndranghetista, Calabria esclusa: a Corsico, dove le infilitrazioni si fanno sentire, una "sagra dello stoccafisso" ha fatto scoppiare un caso.
La locandina dell'evento.

Giovedì scorso, nella piazza di Corsico - 35mila anime inghiottite dai palazzi di Milano sud - si è vista una scena che normalmente si immagina di vedere nei film sulla Palermo degli anni Ottanta.

È qui, nel cuore della Lombardia, che si è tenuto un presidio di Libera (associazione contro le mafie) e di centinaia di cittadini che hanno chiesto l'instaurazione di una commissione antimafia e criticato l'amministrazione attuale per aver 'dato spazio' alla criminalità organizzata calabrese, pesantemente infiltrata nel territorio.

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Secondo il sindaco di Corsico - che non ha parlato durante la manifestazione - si sarebbe trattato solo di un malinteso. Ma Nando Dalla Chiesa, insieme a Don Ciotti e ai consiglieri comunali, ha risposto dalla piazza con le uniche parole possibili: "È di questi errori che si nutre la mafia."

Lo scontro è iniziato a metà ottobre, e al centro della battaglia c'è lo stocco — una parola che probabilmente pochi abitanti di Corsico avevano sentito fare prima di questo autunno.

Nel mese di ottobre hanno cominciato ad apparire per la cittadina alcuni manifesti che pubblicizzavano una sagra tipica di Mammola, paese della provincia di Reggio Calabria, dedicata allo stoccafisso — o stocco, appunto.

A Mammola, ogni anno, si organizza una festa per celebrare questo piatto tipico locale a base di merluzzo essiccato, da sempre utilizzato nella cucina contadina.

Qualcuno però ha pensato che fosse necessario esportarlo a Corsico, e così il "Festival dello stocco" è stato organizzato dal consorzio calabrese che ne detiene i diritti, grazie anche al sostegno del sindaco e di alcuni assessori locali. Peccato che, come recitavano proprio i manifesti pubblicitari, il referente di questo evento fosse Vincenzo Musitano, signore di mezza età imparentato con alcune delle famiglie di 'ndrangheta più potenti d'Italia.

Come ha raccontato nel dettaglio Cesare Giuzzi sul sito del Corriere della Sera, il panificio dove lavora Musitano era in realtà la "sede" del clan Papalia dove venivano decisi e organizzati i sequestri di persona. Il fratello di Vincenzo, Antonio, era stato coinvolto già negli anni Novanta nell'inchiesta "Nord-Sud" su 'ndrangheta e sequestri, per la quale ha scontato una condanna a 18 anni.

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In più, la moglie - Elisabetta Perre - è figlia del boss Giuseppe Perre, organico alla 'ndrina di Barbaro, una delle più antiche e potenti.

Proprio per questi motivi, i consiglieri dell'opposizione del comune di Corsico si sono chiesti come mai il comune avesse deciso di patrocinare questo evento e - addirittura - apporre i nomi del sindaco Ferrante e di alcuni assessori sulla locandina pubblicitaria, sposandone in modo implicito gli intenti, la provenienza e la diffusione.

Il sindaco ha subito risposto dicendo che, in realtà, il tutto "fosse ancora in via di definizione perché in attesa di un riscontro da parte di prefettura e carabinieri" — circostanza mai ben chiarita e definita falsa dalle opposizioni.

Leggi anche: Siamo stati al "fortino della ndrangheta" di Milano prima che venga abbattuto

Concretamente, il patrocinio - dato alla società privata calabrese che di fatto organizza la Sagra dello Stocco - consiste in 250 euro di contributi per il palco. La cosa più inquietante, però, è ovviamente è la vicinanza tra istituzioni e personaggi di ambienti particolari.

L'ex sindaco di Corsico, Maria Ferrucci, è stata la prima a postare sulla propria pagina Facebook la locandina, chiedendo conto al sindaco di questa scelta.

Sono seguite poi diverse critiche, condensate nella lettera dell'opposizione (Partito Democratico e liste civiche) che chiedevano esplicitamente una spiegazione sul perché il sindaco avesse personalmente sponsorizzato sui social la partecipazione a questa manifestazione, e perché si fosse agito con leggerezza quando si è parlato di un contesto pesantemente influenzato dalla 'ndrangheta.

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La conseguenza di questa richiesta di spiegazioni non si è fatta attendere. A pochi giorni di distanza, settimana scorsa, il consiglio comunale è stato de facto occupato da alcuni abitanti locali che hanno interrotto la seduta conciliare e l'intervento del consigliere Ferrucci.

Dal minuto 23.20, il consigliere legge la lettera al sindaco, scatenando il caos in aula.

Nel video della seduta consiliare si vede il consigliere Ferrucci leggere la lettera delle opposizioni al sindaco, in cui vengono chiesti dei chiarimenti circa la sponsorizzazioni alla sagra. Nel momento in cui il consigliere pronuncia la parola 'ndrangheta si sentono urla, proteste, insulti e vociare, proveniente dal fondo dell'aula.

Il presidente del consiglio comunale richiama le persone all'ordine, chiede l'intervento della sicurezza e cerca di far proseguire la lettura. Nelle riprese si vedono anche altri rappresentanti dell'opposizione che tentano di intervenire per difendere il consigliere.

Secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, alcuni testimoni hanno dichiarato che il gruppo avrebbe anche detto che la Ferrucci "andrebbe bruciata con la benzina," mentre un'altra persona mimava il gesto di tagliare la gola.

Tra chi ha difeso il consigliere c'è Roberto Masiero, da sei anni impegnato come lista civica al comune di Corsico, convinto che questi personaggi siano "marmaglia."

"Si è trattato di questo, non direttamente della 'ndrangheta, che quando si muove in prima persona fa male davvero. Si tratta di personaggi che alimentano il circuito grigio che gira intorno alla criminalità mafiosa. Una cinquantina di queste persone sono arrivate con l'intento preciso che si evitasse di pronunciare la parola 'ndrangheta." Ed è evidente che qualcuno ce le ha mandate: è proprio su questa parola, infatti, che nel video scattano le urla.

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Si sente anche molto distintamente la frase "dovete ingoiare il rospo": il consigliere Masiero interviene proprio per chiedere di quale rospo stessero parlando, e la domanda è calzante. Se si parla di 'ndrangheta, infatti, ormai è abbastanza pacifico affermare che il rospo - a Milano e nell'hinterland - sia stato ampiamente digerito.

Secondo il rapporto investigativo della DIA, la 'ndrangheta avrebbe fatto un salto di qualità notevole. Il terreno preparato minuziosamente da decenni di infiltrazione di boss storici provenienti dalla Calabria è stato messo a frutto da figli, nipoti, parenti e affiliati cresciuti in Lombardia e capaci di interagire con istituzioni, imprenditori e professionisti.

Si è creato insomma una "terra di mezzo lombarda", come la definirebbe Massimo Carminati, cruciale per lo sviluppo e la prosperità delle famiglie criminali calabresi, che affidano a questa zona grigia investimenti, riciclaggio e appalti.

Corsico in particolare è considerata una delle località lombarde in cui il rischio di inflitrazioni è più forte, è sede di alcune locali e parte integrante di quella che anche la DIA definisce la regione italiana - esclusa la Calabria - con la più alta incidenza 'ndranghetista.

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Tra il 1990 e il 1992, le cosche calabresi al nord - protette da Cosa Nostra - decisero tra le mura di un ristorante di Corsico che avrebbero dato vita a una mattanza che lasciò decine di cadaveri sulle strade lombarde — una faida che si consumò per il controllo del mercato dell'eroina.

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In un articolo de La Repubblica del 1993, intitolato "A Milano esplode la guerra di mafia," si raccontano anche fatti incredibili, come quella del killer di Bresso che faceva sedere le vittime in macchina, le giustiziava con un colpo di pistola alla testa presso uno sfasciacarrozze e poi passava l'auto alla pressa per far sparire il cadavere.

A leggere questi vecchi ritagli sembra di sentire cronache e racconti che normalmente si attribuiscono al sud Italia, ma si tratta di storie assolutamente "padane". In questa faida, come in altri omicidi di 'ndrangheta al nord, ci furono anche vittime innocenti, come due passanti che rimasero uccisi da colpi di pistola vaganti.

I protagonisti di queste inchieste, negli anni successivi, non sono rimasti silenti. Proprio i personaggi citati dai consiglieri e Vincenzo Musitano sono legati anche a una indagine del 1993 che portò all'arresto di centinaia di persone - oltre 50 solo a Corsico - come ricorda a Corriere TV il consigliere Ferrucci.

Nell'intervista il consigliere spiega come le inchieste di questi anni abbiano dimostrato che il territorio sia infiltrato su più livelli, dalle "imprese di movimentazione terra, monopolio delle 'ndrine," a casi eclatanti come quello di Buccinasco - comune limitrofo a Corsico - dove alcuni cittadini hanno scoperto che sotto le nuove abitazioni erano seppelliti dei rifiuti tossici.

La fiaccolata organizzata dal sindaco, oggetto di alcune critiche.

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Come se non bastasse, proprio in settimana è uscita la notizia che tra le fila dei candidati nella lista civica del sindaco di Corsico c'era anche Marco Melluso, condannato a quattro anni per spaccio di stupefacenti, e parente proprio di alcuni degli arrestati coinvolti nelle inchieste Nord-Sud degli anni Novanta e Infinito del 2010.

A seguito di tutte queste vicende, la settimana scorsa il vice sindaco Flavia Perrotta si è dimessa, adducendo ufficialmente motivazioni personali — anche se non possono non aver pesato alcune deleghe spinose che si portava dietro come assessore: quella al bilancio, ai tributi, agliaffari generali e legali, e al commercio.

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Ma davvero la situazione del comune può essere degenerata così velocemente solo per una sagra dello stoccafisso?

Roberto Masiero prova a rispondermi, scegliendo con cautela le parole. "Quello che è successo significa che nel corso di quest'anno il clima sociale di questa città è pesantemente degradato. Certo, la 'ndrangheta lavora tessendo la sua rete per il controllo del territorio, dalla bassa manovalanza agli imprenditori collusi; e il degrado sociale dovuto alla crisi economica - ma anche la modalità di gestione della città, con il taglio del welfare per esempio - hanno peggiorato la qualità della vita delle persone. E in questo contesto è evidente che possono crearsi molti problemi."

Insomma, è evidente che l'unica immagine che rimane di Milano e del suo hinterland è quella descritta dall'allora procuratore antimafia Vincenzo Macrì, che nel 1993 disse pubblicamente: "Le capitali della 'ndrangheta non sono più Reggio Calabria, Gioia Tauro o San Luca, ma Corsico, Buccinasco e forse la stessa Milano". Oggi come allora.


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